“Ci ritroviamo ancora una volta insieme, a Roma. Come un anno fa. E come un anno fa, credo sia chiaro il motivo e lo spirito con cui oggi siamo qui. Le ragioni, le motivazioni, sono in maniera perfetta racchiusi nel titolo che abbiamo voluto dare a questa Giornata e a questa grande Assemblea nazionale: ‘migliorare, cambiare questa Legge di Bilancio, contrattare e negoziare le riforme”. Così Luigi Sbarra dal palco dell’Assemblea nazionale dei delegati e dei pensionati Cisl svoltasi oggi a Roma all’Auditorium del Massimo per discutere sulla manovra economica e sulle proposte di modifica presentate dalla Cisl al governo ed a tutte le forze parlamentari.
“Sono messaggi, parole, ragioni e identità con cui abbiamo riempito la piazza della responsabilità lo scorso anno a Santi Apostoli” – ha ricordato il leader della Cisl – “Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo in piena libertà, con autonomia, senza essere mai subalterni a nessuno. Lo facciamo con la responsabilità, con la concretezza, con il pragmatismo che da sempre ci permettono di non seguire falsi totem delle ideologie ma di batterci invece ogni giorno, concretamente ed efficacemente, nell’interesse esclusivo delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati italiani.
È solo a loro che dobbiamo e vogliamo rendere conto” ha sottolineato.
“Avere la misura della realtà non è uno scherzo” ha proseguito Sbarra . “Vuol dire fare i conti spesso con la durezza dei fatti, con la dimensione del possibile, con la pazienza di tessere e costruire affidamento, senza urlare alla luna, senza demagogie, parlando e divulgando nei luoghi di lavoro e nel territorio il linguaggio della verità. E’ con questo spirito che vogliamo tenere la bara dritta su un’agenda sociale che metta al centro il lavoro, le persone , il tema della crescita, dello sviluppo sostenibile. Gli investimenti sull’innovazione, il tema della coesione sociale, il contrasto alle disuguaglianza, il tema della partecipazione. E’ questa la rotta che vogliamo impostare e che dobbiamo saper portare nella plancia della politica economica e di sviluppo del nuovo governo”.
La Cisl pensa che “in questa fase lo sciopero è sbagliato perché, in una condizione di grande difficoltà delle famiglie, scarica costi economici sulle spalle dei lavoratori e trasferisce tensioni e conflitti nei luoghi di lavoro e nelle aziende. Ecco perché stiamo articolando la nostra mobilitazione con assemblee nei luoghi di lavoro, iniziative nei territori e oggi con una grande assemblea di delegati e pensionati”.
“Siamo alla vigilia di un cammino in salita, soprattutto nel rapporto con il nuovo governo, una strada piena di curve in cui non mancheranno insidie. E in questo noi abbiamo scelto la via della buona rappresentanza, del negoziato competente ma intransigente, che parte sempre dal misurare la realtà, Un tempo “complicato”, dunque, ma anche “decisivo”, prosegue Sbarra “perché se la partita sulla manovra si chiude il 31 dicembre per noi dovrà
poi proseguire nei mesi successivi per sostenere il cammino delle riforme che disegneranno nel bene, se andranno in porto, nel male, se così non sarà, il vero volto dell’Italia del futuro. Una partita questa, – aggiunge – che la Cisl si appresta a giocare “da protagonisti senza accontentarci di sederci sugli spalti, più o meno accesi delle tifoserie, o fare da spettatori. E non faremo sconti a nessuno”.
E ancora: “”Sulla manovra non si può dire, se non in malafede, che non c’è nulla di positivo” siamo impegnati per correggere e migliorare le cose che non vanno” ma “quando si agita troppo lo sciopero, lo si trasforma in un rito, che non produce risultati, ma scarica il peso sulle spalle dei lavoratori, e trasferisce il conflitto nelle aziende“. Per Sbarra “è un teorema sbagliato affidarsi solo alla protesta. Serve un profilo sindacale sul terreno della responsabilità, del pragmatismo, dell’autonomia. Oggi serve cercare e promuovere sempre il confronto, negoziare sempre con responsabilità e assunzione reciproca di impegni”. “Apriamo un confronto per migliorare la legge di bilancio. È il tempo della responsabilità, non della conservazione e dell’antagonismo. Per questo vogliamo stare in campo con le nostre idee. Occorre tornare all’unità di intenti, alla strada che abbiamo davanti come percorso comune”.
E rinnova al governo ma anche ai sindacati cugini e a Confindustria l’appello ad un nuovo patto sociale: “Apriamo un confronto permanente e strutturato che ci aiuti a cambiare e a migliorare la manovra ma soprattutto a definire un quadro di priorità che guardino al bene comune del Paese. Dobbiamo costruire un campo largo, una vera e grande alleanza per la crescita e l’innovazione . Una sfida questa che potremo vincere se tutti saranno in partita, se remeremo tutti nella stessa direzione”. Sbarra parla pertanto di aprire “una nuova stagione per rilanciare la qualità e la stabilità del lavoro. E’ questa una straordinaria opportunità che non possiamo bruciare, ne< commettere errori, sarebbe drammatico” prosegue ribadendo la necesssità di tornare alla responsabilità, all’unità di intenti, alla concordia, alla capacità di guardare alla strada che abbiamo davanti come a un cammino comune”. Perché, conclude, “questo è il tempo del coraggio non della conservazione nè dell’antagonismo”.
Nel merito dei contenuti della manovra si era già espresso a margine dell’Assemblea sottolineando che “la Cisl, rispetto a Cgil e Uil, ha un giudizio un po’ diverso sulla legge di bilancio, nel senso che vediamo luci, che noi pensiamo vadano capitalizzate e valorizzate, e ci sono ombre e sulle ombre ci stiamo mobilitando per sollecitare i gruppi parlamentari e lo stesso governo a dare risposte rispetto alle priorità che abbiamo indicato. Pensiamo che questo è il tempo della responsabilità; forze politiche, istituzioni nazionali e locali, forze sociali devono remare tutti nella stessa direzione per aiutare il paese a risollevarsi dalle macerie dell’emergenza sanitaria, della crisi energetica e della crisi economica”, ha aggiunto.:
“Bene l’intervento di assicurare la perequazione alle pensioni basse ma bisogna alzarla anche a quelle medie: è un problema di giustizia, è’ un problema di equità. Pensiamo sia possibile fare uno sforzo in piu’”. Secondo Sbarra, “i pensionati non hanno altro modo per difendere il loro potere d’acquisto rispetto all’inflazione ecco perché nelle misure emendative che abbiamo presentato, tramite alcuni gruppi parlamentari per l’esame della legge di stabilita’, consideriamo questa una grande priorita’”. Inoltre, “bisogna assicurare la piena indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione”, ha aggiunto.
“L’Europa fa bene a richiamare l’Italia ad aprire una grande discussione, cosi’ com’era già’ impegnata nel piano nazionale di ripresa e resilienza, sulla riforma fiscale. Noi pensiamo che bisogna negoziare una riforma che assicuri il principio della progressività del prelievo, dobbiamo ridurre le tasse a chi veramente le paga ogni anno fino all’ultimo centesimo: lavoratori dipendenti e pensionati”, ha aggiunto. Secondo Sbarra, e’ necessario “alzare l’azione di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale che pesa 100 miliardi di euro di mancati introiti nelle casse dello Stato”.
E sulle pensioni: “importante e da non sottovalutare di aver disinnescato dal primo gennaio 2023 lo scalone di 5 anni della legge Fornero“. ma “a condizione che parta come abbiamo già definito il 19 di gennaio un tavolo di confronto per giungere ad una riforma complessiva del sistema pensionistico e previdenziale per restituire allo stesso profili di flessibilità, di inclusività, di sostenibilità, di stabilità delle regole. Penso alla stretta ingiustificata e sbagliata su “Opzione donna”: difendere e sostenere la maternità non ha nulla a che fare, ma proprio nulla, con la discriminazione delle donne che non hanno figli. Su opzione donna il governo deve tornare sui proprio passi. Togliere i vincoli ed assicurare gli attuali requisiti. Anche per una ragione semplice e banale: le donne che decidono di uscire con questa misura devono sopportare il peso e la difficoltà di una condizione che calcola quel trattamento pensionistico con il contributivo puro che significa tagliare la pensione in alcuni casi dal 25 al 35 %. Sbagliato aggiungere a queste penalizzazioni altre, vale a dire la possibilità di uscire nel senso che una donna può uscire a 58 anni se ha due figli, a 59 se ne ha 1, diversamente esce a 60. Quale ragione è questa? E se una donna non ha potuto avere figli o se ha fatto una scelta personale, familiare, legata anche alla condizione lavorativa, perché penalizzarla? Il Governo deve tornare sui propri passi”.